Creare un fondo di private equity pubblico-privato per far ripartire l’economia.
Lo sostiene Ubaldo Livolsi, presidente della società di consulenza Livolsi e Partners, tra i maggiori esperti di finanza in Italia, già ceo di Fininvest. Condusse le quotazioni in borsa di Mediaset e Mediolanum.
Questa crisi determinata dal coronavirus sta avendo un impatto devastante e lo avrà ancora nei prossimi mesi con previsioni sulla caduta del PIL nazionale che vanno dal 6% al 10% nel 2020. Avremo a che fare con una economia diversa.
Il governo sta sostenendo un braccio di ferro con l’Unione Europea su come finanziare e sostenere il nostro Paese e la nostra economia è importante, ma è altrettanto doveroso contestualizzare i finanziamenti alla situazione italiana.
Il nostro è un Paese a macchia di leopardo, dove ci sono aree di eccellenza. Anche a livello di esportazione, che riescono a competere in modo vincente nel contesto competitivo internazionale. Esistono, purtroppo, altre zone che non sono assolutamente in grado di realizzare tutto questo. In una prima fase bisognerebbe puntare sui nostri campioni, penso al miglioramento del manifatturiero, dei distretti e delle eccellenze produttive e dei sevizi italiani.
Che cosa dobbiamo, dovrebbe fare l’Italia? Tre sono i punti che ho individuato :
- Una chiara visione strategica di medio periodo definendo a priori i punti di forza e di debolezza dei nostri settori produttivi, analizzando e intervenendo per favorire la crescita di quelle che dovranno essere le aziende locomotive per il rilancio del nostro Paese.
- Una grande immissione di liquidità collegata a una profonda semplificazione burocratica, con l’introduzione di nuovi strumenti finanziari fiscalmente attrattivi, per attuare quel circolo virtuoso di grandi investimenti sia pubblici che privati. Il modello vincente dovrà essere la complementarietà e l’integrazione fra pubblico e privato.
- Bisogna puntare sulle competenze. Se vogliamo ridisegnare il futuro economico dell’Italia non possiamo prescindere da una condizione : dobbiamo riunire tutte le forze professionali migliori. Non è vero che uno vale uno, nei singoli settori, per poter essere vincenti dobbiamo avere i più bravi.
La mia proposta, da attuare subito, è un mega fondo di investimento pubblico-privato con protezione prioritaria degli investitori privati (istituzionali, professionali) per esempio prevedendo una “ preferenza di liquidazione “ (liquidation preference ) in caso di disinvestimento, che possa individuare gli interventi tramite specifici fondi settoriali nelle aziende che saranno colpite dalla depressione economica dei prossimi mesi, garantendo non solo l’occupazione, ma anche favorendo le ristrutturazioni e eventualmente le riconversioni produttive che possano garantire la vita nel tempo delle imprese. Il fondo dovrà avere una dotazione di almeno 100 miliardi ( 80 pubblici e 20 privati ) sarà in grado con la leva finanziaria di poter intervenire con investimenti per un ammontare di circa 200 miliardi di euro, che reputo sufficienti per intervenire sul rilancio imprenditoriale del Paese. Questo fondo che chiamerei “ Italia che sarà “ dovrà essere anche il motore per unire Nord e Sud e ridurre, se non eliminare il divario che ancora esiste fra le due Italie, pianificando anche la copertura del gap tecnologico. Per far funzionare l’intero progetto abbiamo bisogno di competenze.
Qui dobbiamo rivolgerci al grande senso civico degli italiani e di quella classe dirigente che oggi occupa posizioni di grande responsabilità nelle aziende pubbliche e private in Italia e all’estero. Anche in campo economico e finanziario dobbiamo fare appello ai professionisti che possano affiancare gli imprenditori e il fondo affinchè i rilanci aziendali vadano nella direzione giusta e possano permettere quel salto di qualità che tutti ci aspettiamo.
Che dire di questa Europa ? Euro e BCE non possono essere il solo comune denominatore per tenere insieme gli Stati componenti. L’UE dovrebbe avere una politica comune in materia di politica estera, fisco, commercio, giustizia, economia per poter avere quella voce autorevole che consenta di sedersi alla pari delle altre grandi nazioni (USA, Cina, Federazione Russa)
ALDO LIVOLSI