Sanità: le colpe della Politica
Il coronavirus ha occupato e occupa ogni spazio, ogni spiraglio della nostra mente, ha fatto il vuoto intorno annebbiando la vista su quanto di altro sta avvenendo nel mondo. In questi ultimi giorni abbiamo smesso anche di pensare agli scenari economici che si profilano molto preoccupanti. Ci siamo scoperti fragili, impauriti e il mondo della scienza , medici, scienziati e ricercatori, tante volte bistrattati oggi li vediamo come un porto sicuro. Oggi si parla di competenze, si invocano con forza le competenze ma per anni c’è chi ha fatto credere che uno vale uno. Stiamo vivendo un tempo sospeso. Siamo disorientati, impauriti, abbiamo bisogno di linguaggi umani, di parole che diano senso e forza a questo tempo inedito.
Non è il momento delle polemiche ma non è neppure il momento di comportarsi da codardi. Siamo sicuri di avere le persone giuste al posto giusto? La risposta che ci viene immediata e no, non abbiamo le persone giuste al posto giusto. Siamo in guerra, contro un nemico pericoloso e invisibile ci viene detto. Stiamo attraversando una crisi senza precedenti. “ La crisi più drammatica dal dopo guerra ad oggi “. Queste sono le parole del Presidente del Consiglio, trasmesse via social alle 2 del mattino. Lo stesso Presidente del Consiglio che il 31 gennaio ha firmato un decreto con il quale dichiarava “ per 6 mesi lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’insorgenza di patologie derivanti da agenti virali trasmissibili “. Evidente, si parlava del coronavirus. Decisioni, nessuna. Anzi ci veniva detto: tutto tranquillo, situazione sotto controllo. Il decreto è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.26 del 1 febbraio 2020. Il governo prende i primi provvedimenti con un decreto del Presidente del Consiglio emesso il 22 febbraio con il blocco della zona rossa in Lombardia. In un momento cosi drammatico al nostro Paese manca l’allenatore. La squadra scende in campo e i calciatori fanno quello che vogliono. Non c’è guida e ogni Regione si muove in maniera diversa rispetto all’altra. L’immagine offerta è disastrosa, uno sciame di api impazzito. Chi ricopre dei ruoli di responsabilità deve dimostrarsi all’altezza degli italiani che nei momenti più difficili mostrano spesso una forza superiore e imprevista.
Siamo in guerra. Ma al fronte mandiamo i soldati con le scarpe di cartone e disarmati. Film già visto. Ma chi sono i soldati ? I medici, i farmacisti, gli infermieri, le forze dell’ordine, l’esercito, le commesse dei supermercati, i trasportatori . Oggi i medici vengono chiamati “ i nostri angeli “, “ gli eroi in camice bianco “. Ma non gli vengono forniti gli strumenti per assistere i malati. Vanno in prima linea senza avere misure di sicurezza.
Ma cosa ha fatto la politica per la salute dei cittadini ? Ha chiuso negli ultimi dieci anni 200 strutture ospedaliere, nel 2007 ce ne erano 1.197 sono diventate 1.000. Sono stati tagliati 45mila posti letto. Sono stati ridotti di 10 mila unità i medici e di 11 mila unità gli infermieri. Secondo i dati OCSE nel 2017 l’Italia poteva contare su 2,6 posti letto di terapia intensiva ogni mille abitanti classificandosi al 19 posto su 23 paesi europei. Solo nel Lazio negli ultimi 8 anni sono stati chiusi 16 ospedali e tagliati 3.600 posti letto. Tra gli ospedali chiusi una eccellenza come il Folanini. E’ la fotografia di una strage sulla pelle dei cittadini. E oggi mancano i medici. E’ stato introdotto il numero chiuso nella facoltà di medicina. Vietando cosi a molti giovani di diventare dei bravi medici.
Per costruire un ospedale da 750 posti letto servono circa 500 milioni di euro. Una squadra di 200 medici specializzati e 400 infermieri costa allo Stato 32 milioni di euro l’anno. Quanti nuovi ospedali si possono avviare e quante vite si possono salvare con i miliardi che lo Stato elargisce a pioggia.
Verrà il momento nel quale chi oggi ha la responsabilità istituzionale dovrà spiegare agli italiani come questo gravissimo momento è stato gestito.
Verrà il momento nel quale qualcuno dovrà spiegare perchè il 31 gennaio 2020 è stato proclamato lo stato di emergenza sanitaria per 6 mesi, fino al 31 luglio, ai cittadini non è stato mai comunicato.
MAURIZIO BERTUCCI