Riapriamo subito l’Ospedale Carlo Forlanini di Roma. Era una struttura ideata per combattere un morbo altamente infettivo che colpiva prevalentemente il polmone, contro il quale non avevamo all’inizio armi specifiche se non l’isolamento e cure generiche. La tubercolosi di ieri dal punto di vista clinico-epidemiologico ha punti in comune con il Coronavirus di oggi.

Per il trattamento di questa ultima malattia seve una struttura grande, visto il galoppare dei contagi, in grado di contenere sia persone in relativo benessere da isolare dall’ambiente esterno: quarantena per 15 giorni prolungabili in caso di contagi emergenti, così come di reparti medici evoluti per i casi sintomatici, fino alle terapie intensive per i casi più gravi.    Servono ampi spazi coperti e all’aperto, evitare gli affollamenti e ridurre la carica infettiva.

Una struttura simile esisteva già era il Forlanini. Una eccellenza specialistica con i  1400 posti letto, quasi 20000 metri quadrati coperti, spazi ampi, due terapie intensive più una subintensiva pneumologica, circa 200.000 metri quadrati di parco bellissimo, con viali ombrosi e giochi d’acqua, mura perimetrali facilmente controllabili, elegante come un palazzo rinascimentale. Fu costruito nel 1934, fino agli anni ’50 fu il migliore centro al mondo per lo studio e cura della tubercolosi e in seguito eccellenza nelle malattie polmonari.

Nel 2015 d’estate, quando in questo paese si fanno i colpi di mano è stato chiuso. Per “insostenibilità della spesa sanitaria” fu detto. Ma non era vero. L’ultimo paziente ricoverato nell’ultimo reparto di degenza rimasto aperto: la Chirurgia Toracica, fu trasferito in fretta all’Ospedale Spallanzani, temporaneamente,  perché nell’ ospedale di destinazione, il S. Camillo, non era ancora pronto lo spazio di accoglienza.

Nel Luglio 2015 così si è posto fine a una storia gloriosa della Medicina Italiana.

Il castello però è ancora in piedi e oggi può dare una risposta importante ai problemi di questa nazione sballottata nella tempesta della Pandemia 2020.

Bisogna riaprirlo subito, almeno in parte. Dopo decenni di tagli indiscriminati ci accorgiamo che una buona sanità ci salva la vita, ne migliora la qualità e l’ efficienza. Investire su di essa in maniera onesta ed efficace, senza sprechi, è il modo migliore per combattere la depressione economica in atto. Oltre alle mura bisogna poi investire su chi ci lavora dentro: sul personale medico e paramedico. Non dobbiamo più fare scappare  giovani medici apprezzati all’estero e maltrattati nel nostro paese dopo averne spento l’entusiasmo con il blocco delle assunzioni. Una generazione intera di medici è stata bruciata e i nuovi laureati non hanno potuto acquisire l’esperienza dai loro predecessori, ormai in pensione. Mancano 16000 medici specialisti ma questa è un’altra storia di cui parleremo.

Dott. Girolamo Capece – Già Chirurgo Toracico dell’Ospedale Forlanini- S. Camillo

Firma la petizione per la riapertura dell’Ospedale Forlanini di Roma: https://www.change.org/p/ministro-della-salute-riapertura-immediata-dell-ospedale-forlanini-di-roma