Per quanto ben costruito, per quanto integrato con un’infrastruttura sociale sul territorio, il sistema di welfare lascia – nell’assistenza delle persone in difficoltà – comunque un vuoto che solo l’impegno gratuito e volontario e la partecipe attenzione dell’uomo ai bisogni dei propri simili può colmare.

 

Dobbiamo renderci conto che le strutture più o meno burocratiche o burocratizzate per quanto ben congegnate, non possono fare quello che solo un rapporto personale – improntato ad amicizia e solidarietà – riesce a fare.

 

Dobbiamo renderci conto, in altre parole, che la solidarietà istituzionale che fa capo allo Stato – anche quando è realizzata nel modo migliore, anche quando è realizzata a misura d’uomo – non basta. Occorre integrarla con la solidarietà individuale nelle diverse forme che essa può assumere in funzione delle caratteristiche e delle attitudini delle persone che se ne fanno portatrici. L’idea che possa far tutto lo stato è illusorio non solo e non tanto perché esso non riesce a reperire i mezzi necessari ma perché, quand’anche vi riuscisse, non sarebbe comunque in grado di dare alla sua azione la cosa più importante, la cosa che non si può comprare, vale a dire la capacità di dialogare di fare sentire all’altro amicizia e solidarietà.

 

La verità è che se vogliamo fare della nostra Comunità – o meglio delle nostre Comunità locali: piccoli e medi comuni e quartieri delle grandi città – delle autentiche Comunità solidali non basta impegnarsi per realizzare un welfare sempre migliore; dobbiamo saper andare oltre: dobbiamo scoprire o ricoprire l’importanza della partecipazione personale e dell’impegno volontario. 

 

Ecco perché noi auspichiamo che nelle piccole e grandi Comunità locali sorgano Associazioni

di residenti con lo scopo di fare tutto quel che si può fare per migliorarne le condizioni di vita e per occuparsi di cose che un sistema di welfare – per quanto ben costruito – non può fare.

 

Queste Associazioni si dovrebbero anche proporre di diffondere -soprattutto tra i giovani – una cultura della solidarietà e di sviluppare in loro l’idea che esistono certamente i diritti di cittadinanza ma anche che prima esistono i doveri di cittadinanza senza i quali i primi risulterebbero del tutto svuotati. Questa educazione è la premessa per avere cittadini più consapevoli e più disponibili, per spostare verso l’alto l’asticella di quella che abbiamo chiamato Solidarietà istituzionale, come condizione per migliorare sempre più il sistema di welfare. 

 

L’ Associazione FUTUROGGI vede con grande favore queste forme associative – con scopi, per così dire, indifferenziati. Queste associazioni debbono coinvolgere il “meglio” della comunità senza distinzione di credo politico: il legame che deve unire gli aderenti non è l’appartenenza ad uno stesso partito, ma il rispetto per i propri simili e la consapevolezza profonda che al nostro simile in difficoltà dobbiamo prestare aiuto non perché ne proviamo compassione ma perché ne abbiamo il dovere.